martedì 6 marzo 2018

Citazioni sessantottine





Herbert Marcuse, ebreo tedesco emigrato negli Stati Uniti negli anni trenta, fu molto studiato dai sessantottini. La sua opera di pensiero critico più gettonata all’epoca era l’uomo ad una dimensione.

Egli svolse attività di insegnante universitario in particolare a San Diego, in California e quando gli studenti di Berkeley iniziarono a cercare libertà di pensiero sganciandosi dai dogmatismi di maniera essi scelsero la sua opera come riferimento. 
Venne tradotto in tutto il mondo occidentale. In Italia se ne occupò fin dal 1964 Einaudi affidando la traduzione a Luciano e Tilde Giani Gallino. Costoro italianizzarono il lessico marcusiano avviando all'uso massivo parole come unidimensionalità, isituzionalizzazione ecc. che prima erano riservate all'ambito specialistico.
 L'edizione mitica è quella del 1967, la diciannovesima.







Il tema marcusiano per eccellenza riguarda lo studio critico della ideologia che caratterizza la società industriale avanzata.            

 Ne riporto qui alcune citazioni di attualità:



Nota sulle abbreviazioni. NATO, SEATO, ONU, AFL-CIO, AEC, ma anche USSR, DDR ecc. La maggior parte di codeste abbreviazioni sono perfettamente ragionevoli e appaiono giustificate dalla lunghezza dei termini non abbreviati. Ci si potrebbe tuttavia avventurare a scorgere in alcune di esse una “astuzia della ragione”: l’abbreviazione può servire ad eliminare domande non gradite. Una sigla come NATO non dice quel che dice North Atlantic Treaty Organization, menzionando un trattato tra le nazioni che si affacciano sull’Atlantico del Nord, nel qual caso uno potrebbe chiedere perché ne siano membri la Grecia e la Turchia.
USSR abbrevia Socialismo e Soviet; DDR mette in ombra l’aggettivo democratico. ONU evita di por l’accento su “unite”; SEATO evita di far pensare ai paesi del sud est asiatico che non vi appartengono. AFL-CIO sotterra le radicali differenze politiche che un tempo separavano le due organizzazioni, e AEC è solo un ente amministrativo tra tanti altri.


Le abbreviazioni denotano solo e soltanto ciò che è istituzionalizzato in modo tale da tagliar fuori ogni connotazione trascendente. Il significato è rigido, manipolato, caricato ad arte. Una volta diventato un vocabolo ufficiale, continuamente ripetuto nell’uso comune, “sanzionato" dagli intellettuali, esso ha perso ogni valore cognitivo e serve solamente per richiamare un fatto fuori di discussione.


Le tendenze oggi prevalenti nel linguaggio … esprimono i mutamenti del modo di pensare …; il longuaggio funzionalizzato, abbreviato e unificato è il linguaggio del pensiero unidimensionale.



                                                                           ***


Leggere fu una delle strade scelte dalla generazione sessantottina per cercarsi una via di pensiero autonoma. L’altra fu la discografia.

Le canzoni italiane dell’anno 1968 sono tante, leggere e contraddittorie. Solo oggi, a cinquant’anni di distanza si può capire che alcune biografie di cantanti dell’epoca come ad esempio Sergio Endrigo o Gabriella Ferri possono essere a pieno titolo annoverate tra i sessantottini. Ma all’epoca non sembrava proprio. Non parliamo poi di Celentano … tuttavia non tardarono ad arrivare autori del calibro di De Andrè e Guccini i cui versi furono veri e propri messaggi formativi del sessantottismo nazionale.

                Voglio però citare un verso censurato nel 1968. Si tratta di una delle canzoni di successo in quell’anno nello stile leggero e grottesco, ma non superficiale, di Jannacci.

Si potrebbe andare tutti insieme nei mercenari.
Vengo anch’io? No tu no.
Giù nel Congo da Mobutu a farci arruolare,
poi sparare contro i negri col mitragliatore,
ogni testa dànno un soldo per la civiltà.



                                                                          ****



Le famiglie valdagnesi, tranne le altoborghesi, non avevano gran cultura. Gli operai avevano a malapena le elementari. Mio padre non sapeva parlare in italiano, solo in dialetto veneto. Tuttavia negli anni trenta, quaranta e cinquanta erano state create scuole che richiamavano nuovi abitanti da tutta la vallata e la provincia.  Passando dai circa dodicimila abitanti del primo dopoguerra agli attuali ventiseimila. Le scuole tecniche di Marzotto, in particolare l’Istituto Tecnico Industriale Statale Vittorio Emanuele Marzotto, richiamavano giovani da ogni parte d'Italia, mentre le scuole elementari e i licei a loro volta richiamavano insegnanti da ogni regione. La struttura preposta alla accoglienza degli studenti "foresti" era il Pensionato Studentesco. Quest’ultimo a cavallo tra gli anni sessanta e settanta fu una vera fucina di pensiero sprovincializzato, aperto ed accogliente. Un’attitudine che ha connotato, e ancora connota, la Città di Valdagno e la sua generazione sessantottina.







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