domenica 20 maggio 2018

Sessantotto studentesco in USA






Nell’Aprile-Maggio 68 a New York gli studenti della Columbia occuparono alcuni edifici scoprendo i legami dell’ateneo con l’apparato militare.

La rivista di letteratura e politica RAMPART di San Francisco operò dal 1962 al 1975 dando spazio alle idee della sinistra radicale. Nell’ottobre del 1968 essa uscì con un articolo a firma di Tom Hayden nel quale si analizzavano le modalità, il significato e gli sviluppi della occupazione studentesca in atto presso l’Università Columbia di New York. 

L’articolo nota come la pratica delle occupazioni si stia diffondendo in tantissimi atenei ed evidenzia la repressione e il fatto che le amministrazioni universitarie trascurino le richieste degli studenti. Individua poi nella sintonia tra i movimenti dei neri afroamericani e gli studenti un fattore di forza del movimento. 
Alla Columbia però il passaggio dalla occupazione temporanea, impulsiva e spontaneistica alla pratica dell’occupazione permanente inaugura, secondo l’articolo, una nuova fase strategica del movimento. E prevede una radicalizzazione delle tattiche: “Non è da escludere che in futuro gli studenti useranno la minaccia di distruggere gli edifici come ultimo deterrente per evitare le cariche della polizia. Molte delle tattiche collaudate – prosegue l’articolo – potranno anche essere usate anche in piccole operazoni mordi e fuggi tra uno sciopero e l’altro.  
Per esempio – scrive Hayden – le incursioni negli uffici dei professori che svolgono ricerca sulle armi potrebbero ottenere il sostegno degli studenti e portare alla luce il ruolo palesemente repressivo delle università”. Una delle rivendicazioni di quella lotta era infatti il rifiuto dei progetti di ricerca militare cui lavorava l’ateneo e durante l’occupazione erano stati scoperti documenti riservati che provavano l’integrazione tra la ricerca universitaria e i piani di sviluppo militare.


L’articolo prosegue poi con una considerazione che è affine al dibattito che prendeva corpo in Italia (con le parole di Pasolini) sul Carattere borghese ed economicamente agiato degli studenti contestatori. E osserva che gli studenti rifiutano la condizione di privilegio e chiedono una università più inclusiva. E parlano di “diritti degli studenti”.  Essi rifiutano il ruolo che la istituzione vorrebbe assegnare loro, ovvero quello di venire integrati nelle sfere decisionali del complesso militare industriale che governa l’ateneo. Quegli studenti, scrive, “vogliono una università indipendente” perché: “Alla Columbia sono riprodotti in scala i problemi dell’America: l’incapacità di rispondere ai diffusi bisogni sociali e l’uso dell’esercito per difendere le autorità a scapito delle persone”.


Infine l’articolo approda ad una conclusione da carattere profetico, che mostra una piena comprensione  del sessantotto:
All’orizzonte c’è una crisi che la polizia non saprà gestire … stiamo andando verso un nuovo potere, il potere di bloccare il sistema se il sistema non è più in grado di mettersi al servizio degli esseri umani”.




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L’articolo è pubblicato su INTERNAZIONALE EXTRA, di Aprile scorso, a pagina 17.

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