lunedì 7 maggio 2018

ww3: Il goal cinese







Proseguendo nel commento del generale Mini apparso su FQ del 5 Maggio u.s, si nota la gran differenza tra Israele e Corea del Nord in tema di non proliferazione atomica. 

La Corea del Nord cercava da anni di uscire dall’isolamento e il regime di sanzioni internazionali la costringeva a farlo esportando armamenti. Esportava missili ma ciò non bastava alla sua economia per sfamare, scrive Mini, e così la gente moriva di fame e il regime non trovava via d’uscita. La stessa Cina trent’anni fa non prosperava e tagliava gli aiuti. Cosicché la fame del popolo era dovuta all’isolamento più che al carattere comunista del regime. Le fu proposto un regime di aiuti economici in cambio della rinuncia ai reattori nucleari (civili) ma ciò avrebbe significato meno energia per la produzione e non venne accettato. E nel frattempo veniva militarizzata a manetta la Corea del Sud con massiccia presenza americana anche nucleare. E tale influenza americana fu per decenni alla base della politica sudcoreana contraria alla denuclearizzazione della penisola. 

A questo punto i nordcoreani si ritirarono dal trattato di non proliferazione avviando i piani nucleari. Il regime puntava a trattare “alla pari” il proprio disarmo. E qui sta la differenza che Mini rileva tra Corea del Nord e Israele, entrambe fuori dal Trattato: mentre la Corea del Nord ha sempre avuto interesse allo stallo nucleare nella regione, Israele ha sempre cercato di evitarlo per trarne vantaggi strategici regionali.

Ora la Cina ha convinto Kim Jong-Un ad accontentarsi del livello di nuclearizzazione raggiunto. La Cona infatti essendo stata la garante dell’armistizio che mise fine alla guerra tra le due coree nel ’54 ha l’autorevolezza internazionale per poterlo fare e si è resa garante della sicurezza regionale. “Un gesto da grande potenza” nota il generale Fabio Mini.

Ora nonostante questo quadro di lettura della crisi coreana sia coerente e persuasivo il mainstream occidentale narra che il merito andrebbe a Trump che, forte delle sue ferme minacce, avrebbe costretto Kim alla ragione. 

Ma non è ancora detto che la crisi sia chiusa definitivamente perché il Giappone non si sente sicuro. Vedremo. Intanto cerchiamo di capire cosa sude con l'Iran.







Nessun commento:

Posta un commento

DSP alle europee

  Alla fine della campagna di raccolta sono state consegnate 60mila firme. Non bastano ma sono state un’ottima occasione per parlare con la ...