venerdì 1 marzo 2019

Maduro's flag











Ottimo articolo FQ sulla reale situazione del VENEZUELA.


E’ scritto da Pino Arlacchi ed espone dati contenuti nel Rapporto De Zayas, un documento ONU che propone il deferimento degli USA alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’Umanità perpetrati in Venezuela dal 2015. Quest’ultimo è uno dei tanti documenti ufficiali che il Giornale di Vicenza e altri giornaloni più o meno servi del mainstream OCSE fanno finta di non conoscere. Ed è una analisi dei danni provocati dall’attacco sanzionatorio voluto da Obama.

In esso si chiarisce che a partire da quell’anno il Venezuela è stato espulso dai mercati finanziari internazionali su iniziativa USA e messo in condizione di non poter pagare le importazioni con i proventi petroliferi. Ora è facile capire che essendo gli idrocarburi l’asse portante dell’economia venezuelana si tratta di un attacco letale. Le sanzioni infatti intervengono sull’uso del dollaro e congelano e sequestrano i fondi venezuelani depositati in territorio statunitense.

Dittatura o democrazia? Quello che è certo è che Chavez è salito alla presidenza della repubblica con le elezioni del 1998 e da allora si sono tenute 4 elezioni presidenziali e 14 tra referendum e consultazioni nazionali. Le ultime elezioni possono non essere state ancora riconosciute internazionalmente, ma si tratta di un regime di consultazione popolare neanche lontanamente paragonabile a quello delle petromonarchie sunnite e catarine cui non si chiede alcuna democrazia.

Ma in ogni caso sono i dati a parlare. Prima di Chavez (morto prematuramente, colpito da cancro) i proventi petroliferi non venivano reinvestiti, ma venivano imboscati nelle banche degli Stati Uniti. Poi sono stati nazionalizzati e reindirizzati sullo sviluppo interno. Da allora il PIL pro-capite è triplicato e le spese sociali hanno raggiunto i 70% del bilancio dello Stato. Sotto il “regime” di sinistra Chavez-Maduro l’analfabetismo è stato azzerato, la mortalità infantile si è dimezzata, la malnutrizione è passata dal 21 al 5% e l’indice Gini di disuguaglianza (dato del Fondo Monetario Internazionale e Programma Nazioni Unite per lo Sviluppo) è sceso al livello più basso di tutta l’America Latina.

Inutile menarla: il problema venezuelano è che siamo difronte al solito scontro sull’egemonia monetaria globale del dollaro. Gli Stati Uniti, ossessionati dallo scontro con la Cina non vogliono cedere la leadership monetaria che risale agli accordi di Bretton Woods e trascinano sistematicamente i partner postbellici in conflitti extra ONU condizionandoli con la NATO e le altre anacronistiche alleanze militari. E, ahimè, un regime abnorme di propaganda informativa obnubila le pubbliche opinioni occidentali dal prenderne coscienza.


E’ una vecchia storia, la fiaba lungarèla: prima di Maduro ci hanno appena provato con Assad, è toccato a Lula, Geddafi, Saddam e via via fino ad Allende, Omar Torrijo e Mattei. E dopo Maduro toccherà al Nicaragua, alla Bolivia e chissà chi altro… sempre in nome della democrazia coprendo gli interessi del dollaro.

Tutto qui. Grazie a Pino Arlacchi, ex vicesegretario generale dell’ONU, e grazie al Fatto Quotidiano per aver pubblicato questi dati scomodi.








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L'arte di vincere la si impara nelle sconfitte

                                                                      -  Simòn Bolivar

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