lunedì 1 febbraio 2021

Complottisti e nipotini

 







La quinta domenica del primo mese 2021 chiude sia il mese che la settimana più noiosa degli ultimi tempi. Il mainstream è stato dominato da una crisi politica tanto inutile quanto ipocrita nonché da un andamento meteorologico altalenante e deprimente. A rendere tutto incerto e poco entusiasmante è soprattutto il persistere del Covid-regime che falsa la percezione popolare del calendario. Ad organizzare la vita familiare non è più la situazione meteorologica. Non si decide più se uscire o meno a seconda se piove, nevica o fa bel tempo, ma a seconda del colore sanitario della regione. Gli indici e i parametri che regolano i diritti di mobilità urbana sono oscuri e ignoti al comune cittadino e ciò lo rende dipendente dagli annunci televisivi limitandone il grado di libertà e autonomia nella vita quotidiana. Se a ciò si aggiunge che la stessa comunicazione televisiva è scarsamente professionale e alla fine inattendibile il cerchio si chiude: siamo in regime costrittivo, stiamo pagando da un anno un umiliante prezzo di libertà individuale. In Cina, il grande competitor dell’Occidente, questa pena è durata meno di tre mesi e solo in una piccola parte minoritaria del paese. Il Lockdown cinese ha interessato una porzione di territorio che sarebbe come se in Italia il Covid avesse sacrificato solo l’Abruzzo. Le mascherine, il distanziamento sociale e il martellamento vaccinocrate hanno fatto il resto frustrando l’intero Paese alterando e deprimendo la percezione del senso di vita collettiva. Non parliamo della chiusura delle scuole che risulta estenuante per gli infanti e per gli adolescenti oltreché difficilmente comprensibile e soprattutto stressante per i genitori.

Ora, difronte a questi sacrifici reali e quotidiani, permane dopo un anno anche l’idea che il virus non fosse molto più letale delle vecchie influenze e che i governi e le multinazionali ci abbiano ricamato sopra per introdurci tutti ad una “nuova normalità” più consona alla nuova era tecnologica. E difronte a questa timida e ombrosa sensazione l’unico argomento della comunicazione mainstream è stata l’accusa di complottismo! Figuriamoci. Come se al pensionato cui manca la partita di carte e l’abbraccio dei nipotini interessasse cospirare contro il Great Reset e ci fosse un’emergenza ordine pubblico da gestire a causa dei perfidi social. No. Non è così. Questo è solo il senso di colpa del regime culturale indotto dalla comunicazione ansiogena che ha imbevuto ormai tutta la classe dirigente. E’ solo un effetto della cocaina dell’élite.

 

Questo per quanto riguarda il sentimento della popolazione comune.

Vediamo invece la crisi vera, quella di cui si accorgono solo gli addetti ai lavori e i mitomani come me, fanatici del pensiero critico. Quelli che sono stati corrotti da giovani dal sessantotto e che non sono stati con le Br (quelle vere, quelle dal ’69 a ’74; le altre erano solo un esercito di pupazzi del regime) solo perché non sapevano a chi rivolgersi. Ebbene costoro vedono l’inutile e strumentale aggressività della campagna Covid nei confronti del ceto medio dei borghi cittadini, l’attacco alle botteghe del centro, ai tassisti, ai ceti piccolo borghesi ecc. Hanno visto gli eccessi e le esasperazioni speculative delle delocalizzazioni antioperaie effettuate nell’ultimo decennio. Vedono un attacco allo stile di vita uscente che ha come unico scopo quello di fare spazio alle multinazionali globaliste per introdurre i nuovi modelli orwelliani di organizzazione sociale e del consumo. Vedono i governi, il ceto politico dell’omologazione globale arroccati in un castello di balle ed affannosamente impegnati a nascondere l’avvento del nuovo mondo di Huxley. Lo vedono con chiarezza e si chiedono: “e se anche fosse”? Se il sistema democratico volesse aprire la porta a questo tipo di futuro? Nel mondo di Huxley gli abitanti sono sereni, non hanno angosce e vivono tale condizione come uno stato di felicità, accettano e seguono il Grande Fratello con piena convinzione. Facciamocene quindi, se lo vuole il popolo, una ragione…

Ma il problema è che non è così. Il popolo non lo vuole. Lo vuole solo un ceto politico corrotto mentalmente e moralmente perché ha accettato il ricatto esiziale del mito modernista. Lo vuole la malafede di chi ha venduto il futuro dei nostri figli e nipoti alla suggestione della finanza creativa, ai derivati, alle bolle dell’arricchimento speculativo. Lo vuole chi non crede più nell’Uomo, nell’umanità ma si affida ormai alla mistica transumanista. (Però. Buona questa)

Lo vogliono loro perché lo vogliono i loro pupari, i falsi filantropi del dominio globale. Lo vogliono quelli dell’uno percento contro il novantanove, quelli che non votano perché non hanno passione politica, che non hanno mai giocato a carte al bar e che non si accontentano del sorriso dei propri nipotini.

Io penso che le scelte vadano fatte quando c’è cognizione di causa, quando si sa cosa si vuole e cosa si può fare. E che se c’è un ricatto ebbene quello non è il momento di scegliere, quello è il momento di combattere.

Penso anche che sia a questo che ha pensato Pope Francis con la proposta della giornata dei nonni. Che forse è il caso di rispettare il pensiero di chi sa quanto conta il sorriso dei nipotini.

 


 



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"Le mie idee religiose si limitano a questa assurda convinzione che Dio abbia creato l'Uomo e viceversa."


                                             (Andrè Glucksmann)

 


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