mercoledì 10 marzo 2021

Compleanno sette volte tondo

 






Il 9 marzo del 1766 usciva The Wealth of Nations del filosofo economista scozzese Adam Smith. Nell’Inghilterra e nella Scozia di quegli anni nascevano le prime forme di industrializzazione e questo suo lavoro influenzò notevolmente molti pensatori del secolo successivo tra quali Carlo Marx.

Costui però partiva dalla tesi sulla progressiva miseria del proletariato mentre nella “Ricchezza delle Nazioni” Smith individuava una tendenza opposta; ed aveva ragione. La stessa formula della prima Internazionale, che chiamava i proletari di tutto il mondo ad unirsi perché “non avevano da perdere che le proprie catene” verso la fine del secolo era già superata dai fatti. Già qui a Valdagno gli operai di Marzotto avevano una casa, una famiglia e un orticello da coltivare dopo l’orario di lavoro. Certo il lavoro in fabbrica era duro, ma non era più quello dell’Inghilterra descritta da Engels. Inoltre dalle mie parti verso la fine del secolo la concezione del lavoro industriale degli operai si combinava con la nuova dottrina sociale della Chiesa. Una chiesa che faceva proprio il dramma degli operai e della società e, pur ribadendo la proprietà privata dei mezzi di produzione, sosteneva l’utilità dell’intervento dello Stato ed invitava all’associazionismo per ottenere migliori condizioni.

A sua volta ciò si sposava con il liberalismo moderato di Gaetano e di Vittorio Emanuele Marzotto determinando un certo modus vivendi tra fabbrica e città destinato a rafforzarsi notevolmente nel secolo successivo.

Attraverso questa storia sono passati i miei nonni e i miei genitori. Io sono stato il primo a non lavorare da Marzotto e a beneficiare nello stesso tempo dei servizi sociali da costui creati (maternità, scuole ecc.) Sono stato sindacalista perché avevo mangiato pane e sindacalismo in casa fin da bambino e sono stato comunista perché pensavo, ingenuamente, che quello fosse un modello ancora migliore, senza i difetti che avevano reso dura la vita di mio padre e mia madre. Ma poi la storia si è incaricata di mostrarmi che non era vero, che si soffriva anche di là e che forse si era anche meno liberi di scegliere come organizzarsi la vita.

Oggi compio settant’anni. Sono già quattordici di più di quelli che è riuscito a vivere mio padre. Non parliamo di mia ladre che è morta a trentotto anni d’età. Ho una dignitosa pensione, due case, due garage, due auto, una moto, una bicicletta elettrica, tre televisioni eccetera; certo, purtroppo sono vedovo, ma ho una figlia e (voglia iddio) una nipotina entrambe sane e bellissime. Di cosa potrei lamentarmi?

Forse del loro futuro, accidenti, temo che non avranno il mio benessere. Forse questo benessere si è retto finora su un indebitamento insostenibile. Qualcosa che pagheranno proprio loro. E forse ciò è il risultato di un sistema di credito incontrollato alla produzione e al consumo voluto dal capitalismo proprio per evitare il crollo dell’intero sistema. Quel crollo del capitalismo dovuto alla caduta tendenziale del saggio di profitto preconizzata da Marx e teorizzata da Lenin e la Terza Internazionale… Forse proprio lo stesso dramma della Covid19 che stiamo vivendo in questi giorni è una enorme operazione di copertura del vero crollo finanziario globale; un dramma globale al quale si sta cercando di contrapporre un Great Reset che copra il fallimento di sistema.

Mah, non lo posso escludere. Non so se farò in tempo a vedere questo futuro con la sua “nuova normalità”. Ma so che sarà per mia figlia e mia nipote il loro presente e non voglio che sa infelice. Le statistiche sulle speranze di vita della mia generazione dicono che forse lo vedrò, ma spero di non dover vedere anche un regresso dello stile di vita per la mia nipotina. Sarebbe una infelice conclusione. Infelice e anche ingiusta per una generazione come la mia che ha sognato, lavorato, amato e lottato per una società giusta, egualitaria e solidale. Un avvenire di sole, il sol de l’avvenir.

 

Buon compleanno.







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