martedì 25 agosto 2015

Traversare la Manica.



Centoquarant’anni fa, nella notte tra il 24 e il 25 Agosto 1875, dopo 21 ore e 45 minuti di nuoto il capitano di Marina Matthew Webb posò i piedi nella sabbia di Calais. Era partito da Dover, in Inghilterra, il giorno precedente.


Egli era così riuscito in una impresa mai realizzata prima fiaccando vari tentativi tra i quali quelli effettuati da lui stesso. In particolare aveva fallito due settimane prima quando, su una rotta diversa, le correnti lo avevano deviato di quasi dieci miglia, inducendolo a rinunciare. Ma questa volta con uno studio delle correnti realizzò la traversata grazie ad una grande zeta: nuotò prima verso est, poi a meridione e quindi ancora ad est. Aveva capito che non era solo un problema di forza fisica. Bracciate lente e poderose, testa ben fuori dall’acqua. Questa volta le correnti le aveva sfruttate lui.


Aveva 27 anni e per preparare l’impresa si era allenato duramente, anche risalendo il Tamigi per 21 miglia. Seguiva una dieta: no tè, no caffè, no alcool. Mangiava molta carne grassa, che prendeva con insalata due volte al giorno. A letto presto, vita all’aria aperta.


L’impresa venne commentata come un fatto ricco di senso e non solo sportivo, ma addirittura antropologico ed ebbe molta notorietà. Webb ricevette premi e riconoscimenti, sia francesi che inglesi anche in denaro, ma per guadagnarsi la vita negli anni successivi dovette andare in America ad insegnare nuoto.



Egli morì “sul lavoro” otto anni dopo tentando un nuovo record: le cascate del Niagara. Nessuno era mai riuscito a nuotare tra le furiose rapide di Whirpool ed anche lui, l‘eroe della Manica, dovette soccombere dopo otto minuti di lotta impari. Il suo corpo venne ripescato dopo diversi giorni di ricerca.

Solo nel 1934 la traversata a nuoto da Dover a Calais realizzata dal londinese Edward Temme migliorò il suo record. A tutt’oggi il record appartiene all’australiano Trent Grimsey il quale tre anni orsono ha saputo realizzare la traversata in solitaria, senza assistenza, in sole sei ore e 55 minuti.






La storia, si sa, è spietata e rovescia le cronache. Oggi la traversata della Manica si può fare in un’ora e 55 minuti senza nuotare. Ma è solo un miraggio per migliaia di persone che, provenienti dall’Africa, tentano di raggiungere ogni giorno l’Inghilterra dalla Francia. Il senso è inverso e anzi, per chi ci muore, il senso non c’è proprio.












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