domenica 23 agosto 2015

J.Volpi il memoriale dell'inganno





Una delle letture più interessanti, nonché impegnative di questo periodo è certamente il romanzo 
“MEMORIALE DELL’INGANNO” 
edito da MONDADORI e fatto uscire nel Maggio scorso.









Si presenta come un romanzo scritto da tale J. Volpi nel quale si narra un memoriale, una confessione, di un inganno.


Da quel che si capisce nella quarta di copertina l’autore J. Volpi è l’ebreo newyorkese nato nel 1953 che ha fondato la JV Capital Management dopo aver lavorato per J.P. Morgan occupandosi di derivati. Accusato di frode, vive in luogo sconosciuto.



Ma è esattamente qui che comincia l’inganno, nella quarta di copertina. Il lettore avveduto infatti comincia a capire che qualcosa non quadra quando si legge il nome del traduttore, Bruno Arpaia il quale traduce dallo spagnolo (Zafòn, Cercas ecc.). Ora
Se lo squalo di Wall Street J.LVolpi esistesse davvero e scrivesse davvero il memoriale di un colossale inganno finanziario per raccontare al mondo la verità lo farebbe certo in lingua inglese e allora perché questa è una traduzione da spagnolo?
Ecco quindi la prima sfida del volume: chi l’ha veramente scritto?



La lettera “J”, primo carattere del volume, come noto non esiste nell’alfabeto italiano. Essa invece è fondamentale per l’alfabeto spagnolo castigliano dove campeggia impronunciabile per un italiano. E’ impronunciabile perché richiede il suono gutturale tipicamente arabo che da bambino producevo quando preparavo lo sputo. E di sberle ne ho prese più d’una per imparare a non farlo mai.

Ebbene tale suono, “hota” in spagnolo e “gei” in americano, da un lettore italiano verrà quasi sempre letto all’americana associandolo facilmente a nomi come “gei pì morgan” o John Fitgerald Kennedy. Quindi il lettore italiano, in assenza di sussidi esterni, difficilmente arriverà a capire che in realtà si tratta di Jorge (Giorgio) Volpi, scrittore messicano di gran talento, nato nel 1968 e da quindici anni in gran carriera letteraria. Questo giovane scrittore è anche amico e collaboratore di Bruno Arpaia.


Il romanzo quindi porta il copyright di Jorge Volpi ed era già uscito in lingua spagnola per i tipi di Alfaguara a Madrid nel 2014. 

Per capire qualcosa di più sull’autore ho consultato via internet l’archivio del quotidiano spagnolo El Pais ricavandone informazioni interessanti su quello che viene presentato fin dal 2000, nell’ambiente letterario ispanico, come un promettente scrittore messicano, nato nel 1968, dal temperamento malinconico e tendenze sinistrorse. Si tratta di un vero talento, uno che scrive con precisione, efficacia e maestria.

Il segno del nostro tempo è stato l’inganno, elevato al massimo possibile, io ho fatto lo stesso”.


La recensione spagnola del suo ultimo libro Memorial del engaῆo spiega che lo scrittore in questo romanzo ha creato una macrometafora della Grande Bugia su più livelli dei quali il primo è la grande bolla finanziaria che ci sta ancora ingannando e il secondo è dato dal fatto che in questo romanzo è il narratore stesso a costituire un inganno per il lettore. Non sarebbe la prima volta perché già nelle sua prima opera (in cerca di Klingsor, Mondadori 2000) l’autore aveva usato il proprio nome per creare un personaggio.


E’ esattamente così ed io aggiungo che è scritto (e tradotto) così bene che il lettore preferirebbe che John Volpi esistesse davvero così si potrebbe credere anche a tutto il resto: la bolla, i derivati, Il Fondo Monetario Internazionale, J. M. Keynes e lo spionaggio sovietico.


In pratica il personaggio narratore del romanzo è John Volpi mentre l’autore è Jorge Volpi, entrambi hanno il nome che comincia con la lettera J la qual essendo il primo carattere impresso nella copertina del libro ingenera fin da subito un inganno. Coerentemente col titolo.

Allo stesso modo J.P.Morgan e JV Capital Management sono due grandi investitori in derivati uno esistente nella realtà e nella fiction di Volpi, l’altro solo nella fiction. Ma anche qui si potrebbe notare che l’acronimo JV esiste ed è usato nel mondo finanziario perché significa Joint Venture ecc. Insomma l’intreccio, l’inganno, pervade l’intera opera e presuppone la complicità del lettore. Non c’è inganno senza “buona fede” cioè complicità di fatto, dell’ingannato. E questa è un po’ la filosofia di J.Volpi, il quale a pagina 268 infatti scrive:” I mercati cospirano sempre contro i deboli”. E non è un fatto oggettivo, ma interamente soggettivo: una cospirazione, appunto.



Ora veniamo alla trama che è molto densa e complicata.


J. Volpi scrive la propria autobiografia da un luogo segreto per evitare di fare la fine di Madoff e la manda alla più importante agenzia letteraria. Essa viene pubblicata anche per aiutare le vittime dei suoi crimini. Egli infatti, oltre che noto mecenate dell’opera lirica, è il creatore di un fondo di investimento fallito nel 2008 truffando gli investitori per 15 milioni di dollari e, qualora catturato, passerebbe il resto della sua vita in galera.

La ricerca del padre

La narrazione si snoda su più storie che si intrecciano in ogni capitolo. La più importante di esse riguarda il lungo lavoro di ricerca della vera identità biografica di suo padre Noah Volpi, morto in circostanze dubbie nel 1953 lasciando incinta sua madre. 

Tale ricerca, che si svolge tra le carte degli archivi dei processi maccartisti, viene realizzata soprattutto dalla giovane ricercatrice Leah Levitt che diventerà sua seconda moglie. Essa si avvale nell’ultima parte di documentazioni ex sovietiche, che vengono acquisite da Volpi corrompendo ambienti ex KGB durante l’era Elsin, e queste carte aggiungono nuove verità alla storia dei processi Maccartisti del dopoguerra americano.
Volpi è figlio di un funzionario del Tesoro che fu assistente di Henry Dexter White, il principale interlocutore di John Mainard Keynes negli anni che videro la nascita del Fondo Monetario Internazionale con gli accordi di Bretton Woods. E a mano a mano che la storia si ricompone mettendo a fuoco il loro ruolo negli anni dal ’34 al ’53 prende sempre più consistenza l’accusa subita dal padre Noah Volpi assieme a molti altri dello staff fino allo stesso Dexter White, di essere stati comunisti o comunque aver spiato in favore della Unione Sovietica di Stalin. 

La verità ovviamente emerge alla fine in modo toccante.



Bretton Woods


Una seconda storia è dentro a quella della ricerca e costituisce un giallo politico perché mette in rilievo lo scontro sotterraneo tra White e Keynes sui principi e le premesse da dare alla futura architettura della finanza mondiale. In quegli anni i comunisti, o meglio i sovietici erano alleati da sfruttare non solo nella guerra contro nazismo e fascismo, ma anche nelle manovre tattiche per le trattative di Bretton Woods (1946). E si scopre che i sovietici erano tutt’altro che sprovveduti.

Questa parte del romanzo, che è di fatto storiografica, è molto suggestiva per chi ama la storia economica ed è molto difficile capire se è vera o finta, perché è certamente verosimile.




il manoscritto autobiografico.

Dev’essere stato scritto nel 2010 per finire sul tavolo dell’agente letterario nell’Aprile 2011. L’agente letterario è tale A.W. nel romanzo, iniziali che potrebbero corrispondere a Andrew White, noto agente reale anche di Jorge Volpi.

Tra l’Aprile 2011 e Dicembre 2012 il manoscritto è stato consegnato alle autorità come elemento utile per la cattura di JV in quanto criminale finanziario. Il giudice federale stabilì che il manoscritto era da considerarsi parte del patrimonio Volpi e pertanto poteva essere sequestrato per risarcire le vittime. Un successivo accordo tra la seconda moglie e la figlia di Volpi ha quindi permesso che i prevedibili diritti editoriali venissero utilizzare per finanziare il fondo per il risarcimento ai danneggiati.



La grande truffa

La storia più gettonata tra quelle contenute nel romanzo riguarda il crack finanziario globale. Varie recensioni e presentazioni (molte delle quali su you Tube) 



                                            https://youtu.be/AYyqNzESI2U 



insistono su questa parte come contenuto narrativo principale. Ebbene essa è certamente quella che richiama di più il grande pubblico dei best sellers, ma è anche la più complicata. Infatti i vari episodi, capitolo per capitolo, vengono porti al lettore assieme a contenuti glamour per speziare il piacere della lettura. Ma in questo modo si finisce per seguire di più il cinismo e l’erotismo del protagonista anziché l’evoluzione finanziaria. 

Ad un certo punto infatti Volpi inserisce la storia di Charles Ponzi, autore dello schema omonimo, considerato il più grande schema di truffa finanziaria nella storia finanziaria.


Chi conosce quello schema si fa subito un’idea del tipo di truffa ideata e realizzata, in termini enormemente più complicati, da Volpi. Si crea un fondo di investimento che garantisce rendimenti immediati e a tassi più alti del mercato innescando una catena di adesioni che si autoalimenta. Ma il denaro che entra non viene investito, viene usato per pagare gli interessi degli investitori precedenti. Il gioco funziona fintantoché la base aderente si allarga apportando incassi maggiori rispetto agli interessi realmente pagati.


Nel caso di Ponzi questo durò fino al 1934, quando il Boston Post pubblicò una celebre analisi finanziaria che dimostrava l’insostenibilità dei profitti dichiarati. L’impossibilità di ripagare tutti gli investitori condusse rapidamente al fallimento. Ma quella truffa fece chiudere non più di cinque banche per un totale di 225 milioni di dollari e Ponzi se la cavò con cinque anni, mentre Madoff si è preso centocinquant’anni dopo aver frodato 65 miliardi di dollari. 

Quindi è evidente che l’accostamento tra la crisi globale del 2008 e Ponzi può essere solo simbolica. Ed è altrettanto evidente che spiegare questa è molto più complicato…


Fin dall’università Volpi elabora una visone alla Milton Fridman e si avvia alla carriera finanzaria di Wall Street. Dopo aver lavorato alla J.P. Morgan viene scelto dalla Long-Term Capital Management. Tale esperienza lo colloca  a pieno titolo nella elite finanziaria arrivista e spregiudicata che nei primi anni 90 inventa la “Permuta di Inadempienze Creditizie” (pg 113), nascono I Cds o Credit Default Swaps. 
Da lì arrivare al 2008 passando per l’undici settembre, Bush e i subprime è tutto un volo, una lettura fantastica, che insegna a guardare con distacco all’ipercapitalismo finanziario della nostra era.

Ottima lettura, a volte impegnativa, a volte emozionante, resa possibile dalla eccellenza di un autore e di un traduttore degni di nota.




Vai lettore smaliziato, lasciati ingannare. E’ questo il senso moderno del romanzo…










1 commento:

  1. l'ho finito poche ore fa. è esattamente come dici. l'ho letto con grandissimo piacere anche se in principio la copertina mi aveva insospettito. scritto alla grande. mi ha talmente incuriosito che sono andata a vedere chi fosse quel fantastico eclettico e affascinante Mr.Volpi. ciao

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