sabato 16 luglio 2016

LA MACCHINAZIONE, di David Grieco





Uscito a Novembre 2015 questo libro dal taglio giornalistico, molto scorrevole e preciso, si occupa del caso Pasolini narrando il punto di vista e l'esperienza di David Grieco. Costui è noto come redattore de L'Unità e regista di film come Evilenko. Ma in questo libro è soprattutto il giovane amico e aiuto regista di Pasolini. Un cercatore di verità animato ancor oggi dall'ansia di giustizia verso un grande artista ed intellettuale del secolo scorso.





Il libro aiuta a chiarire le vere dinamiche che portarono alla morte del poeta il giorno dei morti del 1975. Ma è anche molto di più perché è ricco di aneddoti illuminanti. Ad esempio il capitolo sesto contiene una scrupolosa disamina delle vicende giuridiche che hanno accompagnato l'opera pasoliniana. Argomento che, come abbiamo visto in precedente post, a Valdagno è stato affrontato con un'apposita serata di dibattito pubblico. Oppure l'aneddoto relativo alla bocciatura dello stesso Grieco all'esame per diventare giornalista professionista. Quella commissione era presieduta da Arrigo Petacco.

Pasolini era oggetto di continui attacchi moralistici in nome del comune senso del pudore, ma intanto passavano in discreto silenzio altre vicende in cui la censura di stato operava indisturbata contro la libertà di stampa. Come la vicenda di Oriana Fallaci, la quale per l'articolo che scrisse su L'EUROPEO il 14 novembre 1975 venne incriminata e condannata a quattro mesi per reticenza. Poi la Fallaci fu amnistiata, ma il punto è che lei si era rifiutata di rivelare fonti della sua contro-inchiesta e Grieco annota che l'Ordine dei giornalisti non mosse un dito per difenderla, cosa che invece avrebbe potuto fare invocando il segreto professionale.


Nel libro poi c'è un bel capitolo dedicato alla realizzazione dell'omonimo film, uscito in Marzo del 2016. Tale film, interpretato da Massimo Ranieri, è stato prodotto da Marina Marzotto e diretto dal suo compagno, David Grieco.





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La Macchinazione, il libro, si caratterizza anche per una interessante postfazione di Stefano Maccioni. Costui, avvocato, inizia nel 2008 ad occuparsi dell’omicidio PPP assieme a Simona Ruffini, criminologa.

Parte esaminando la sentenza Pelosi. La sentenza smentisce le conclusioni degli inquirenti circa la teoria dei froci solitari. In essa inoltre il Presidente Carlo Alfredo Moro ricostruiva accuratamente la scena del crimine deducendone l’impossibilità di azione solitaria di Pino la Rana.

Qui c’è la prima illegittimità procedurale: con tale sentenza si sarebbero dovute riaprire le indagini. Invece no. Infatti la procura della Republica con procedimento totalmente atipico, impugna la sentenza ottenendone il ribaltamento in appello e cassazione. Per la verità processuale Pelosi ha ucciso da solo.

Ma le sentenze dei due gradi di giudizio posteriori sono illogiche e contraddittorie.


Le riaperture giudiziarie successive mettono a fuoco la figura del quindicenne, all’epoca, Giuseppe Mastini alias Johnny lo Zingaro.

IL 7 Maggio 1987 su iniziativa dell’Avv. Nino Marazzitta la Procura manda un avviso di reato al Mastini, ma l’inchiesta si conclude senza storia.

Il 20 Marzo del 1995 il maresciallo Renzo Sansone rilascia una intervista al settimanale Oggi nella quale rivela il proprio incarico di indagine su Giuseppe e Franco Borsellino detti anche “fratelli Braciola” infiltrandosi nell’ambiente della mala giovanile. Da tali contatti costui aveva tratto informazioni che ricostruivano la nottata omicida come un tentativo di rapina andato male da parte di una banda giovanile composta dal Pelosi, i Borsellino e un tale Stefano Carapelli detto il Biondino.

Il punto critico però era dato dal fatto che il carabiniere affermava di aver scritto e consegnato una relazione contenente i dettagli di tale ricostruzione il 13 Febbraio 1976. Ma il conseguente arresto dei Borsellino non ebbe ripercussioni sul processo Pelosi allora in corso.

Nel 1995 ci fu un’altra riapertura legata alle dichiarazioni di due ergastolani, tali Mercurio e Carapacchi, che ebbero a rivelare quanto saputo in carcere sulla partecipazione di altri all’omicidio PPP.

Nel 2005 ci fu lo show televisivo nel quale Pelosi, a pagamento, lanciò la nuova tesi su “Arruso, Fetuso, Sporco comunista”. In pratica gli assassini sarebbero stati un gruppo di tre picchiatori catanesi incaricati di uccidere PPP per fermare le sue ricerche sull’eversione nera.



La tesi di Sergio Citti


Sergio Citti, collega e amico di Pasolini che non ha mai creduto alla tesi ufficiale e che su quella morte ha raccolto vario materiale di inchiesta, sostiene che Pasolini fu attirato in una trappola e giustiziato.
In pratica la sua tesi è che la morte di PPP è connessa col fallito tentativo di rientrare in possesso delle bobine del film Salò e le 120 giornate di Sodoma, rubate nell’estate del 1975. Pasolini sarebbe andato ad un appuntamento presso l’Idroscalo per recuperare il proprio film e forse pagare il riscatto. A tal fine aveva preso contatti con la malavita la quale aveva poi usato Pelosi come esca e ucciso il poeta su commissione. Lo stesso Citti aveva in quei giorni incontrato un esponente della banda della Magliana (Sergio Placidi) per il medesimo scopo.







Curiosità:

David Grieco è nipote di Ruggero Grieco, fondatore a Livorno del Partito Comunista d'Italia e segretario del PCI clandestino dal 1934 al 1938. Costui fu inoltre alto commissario per l'Epurazione nell'immediato dopoguerra.


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