La posizione espressa da Renzi con riferimento alla
richiesta europea di modifica del budget pluriennale comunitario è strumentale
e poco sostenibile. E’ richiesta l’unanimità e l’Italia ha annunciato il
proprio veto. Ma nessuno si è scomposto. Il problema infatti è che non è credibile
Renzuschino quando la propone in un set televisivo sbandierato
nazionalisticamente. In Europa non ci crede nessuno ed in proposito il Je m’anfou di Junker è assai
significativo. Essa risponde infatti a due esigenze solo tattiche: rafforza la
posizione Padoan sullo sforamento dei parametri e permette una comunicazione
propagandistica in vista del Referendum Costituzionale. La Presidenza di turno
si è già espressa dicendo, ironicamente, che l’Italia ha solo bisogno di
un po’ di tempo per dare il consenso. E’ chiaro che allude al referendum
sottintendendo che già dal 5 Dicembre il consenso potrebbe arrivare.
Padoan vuole lo scorporo dal Patto di Stabilità delle spese
terremotiche includendo in esse anche un piano per l’edilizia scolastica
antisismica. A ciò si aggiunge la propaganda sui costi della immigrazione
mediterranea. Quest’ultimo argomento essendo molto sensibile per l’elettorato
Grillo-leghista ovvero il tipo di voti di cui Renzi ha bisogno per vincere il
Referendum. Ma il contenzioso vero, quello sulle cifre, potrebbe concludersi
con un rinvio alle prime verifiche 2017. In proposito la lettera di Moscovici
potrebbe calmierare la sceneggiata già dalle prossime ore.
Il ricorso allo sbandieramento nazionalistico è anche di
cattivo gusto in un momento in cui l’Italia decide alla chetichella di rinviare il referendum
regionale sull’autonomia dei veneti. E’ possibile quindi che questo tipo di
comunicazione si riveli un boomerang.
Anche il processo Brexit impostato da Teresa May ha ricevuto
uno stop imprevisto dopo la sentenza che ha dato ragione ad una avvocata che ha
chiesto il rispetto della procedura costituzionale fondata sulla sovranità
parlamentare. In pratica per poter disdire con la UE occorre prima un voto del
Parlamento.
Sembra ovvio, ma evidentemente i politici cresciuti
all’insegna del “io gioco per vincere”
scambiano le proprie cariche politiche per luoghi virtuali di potere
personalizzato. Sottovalutano la democrazia in nome della velocità decisionale.
Sono vittime della cultura finanziaria secondo la quale si vive di
dichiarazioni e assicurazioni verbali. In pratica un mondo in cui le balle sono
più produttive dei procedimenti formali.
E quando la democrazia si fa sentire e fa rispettare le
regole, ebbene allora si sbatte la faccia sul muro.
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A volte vale consolarsi con Matteo 24:2
" Ma Egli rispose loro: le vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: non sarà lasciata qui pietra sopra pietra che non sarà diroccata "
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