mercoledì 23 novembre 2016

WW3 Transpacific round









   Con la notizia che Putin e Obama si sono visti a Lima e in tale circostanza ha avuto luogo l'ultimo saluto tra i due antagonisti, il mondo ha avuto la conferma che Putin ha vinto il confronto su tutta la linea.
Obama ha sbagliato a sfidare Putin sulle infrastrutture della globalizzazione nel terzo millennio. E a Sochi, dove ha avuto inizio la sciocca politica americana di boicottaggio antirusso, l’occidente ha imboccato la strada sbagliata.



Ora speriamo che la lezione venga imparata. Ma la debolezza della classe dirigente occidentale, tranne la Merkel che deve la sua formazione alla Germania comunista, rende ancora rischioso lo scenario internazionale.


Ora con Trump Mosca è in stand by per verificare la corrispondenza delle dichiarazioni elettorali con  l’orientamento reale della Casa Bianca.




Tralasciata la retorica sul muro anti messicano e sulla cosiddetta Obama Care, ovvero la riforma sanitaria di stampo kennediano da Obama voluta, l’unico annuncio rilevante fatto da Tramp nel suo primo discorso televisivo è stato quello di disdire i trattati di cosiddetto libero scambio transpacifico. In ballo in tale partita ci sono soprattutto i prezzi del gas liquido naturale. A differenza infatti del petrolio, nel cui caso dopo oltre un secolo esiste una rete globale di trasporto che permette la formazione di un unico prezzo medio globale, per il gas non esiste ancora un prezzo unico globale ma solo mercati di area con prezzi medi diversificati. 


Con questo segnale (la disdetta del trattato transpacifico per il commercio) è diventato definitivamente chiaro al mondo finanziario che la politica di Obama è morta e sepolta. Sono quindi ripresi tutti i movimenti speculativi che erano rimasti in stand by e gli indici di Wall Sreet sono decollati. Ciò non significa necessariamente entusiasmo e approvazione, ma viene così salutato dai media ufficiali per cogliere l’occasione di rilegittimarsi verso il nuovo presidente dopo averlo massacrato in campagna elettorale.



Obama con gli investimenti nella cosiddetta “rivoluzione” dello shale gas voleva mettere fuori mercato i grandi giacimenti siberiani determinando la morte lenta di quelle attività estrattive un po' come avvenne per il carbone negli anni settanta. L’obiettivo strategico era la fornitura dell’Europa la quale sarebbe “naturalmente” (per vicinanza e sicurezza) vocata alle forniture russe. Poi ha inventato la crisi Ucraina per far saltare i contratti di fornitura tedeschi ma senza riuscirci e Putin ha risposto con un accordo di lungo periodo per le forniture della Cina, condizione questa che esclude la chiusura delle attività estrattive russe anche in caso di crollo dei contratti con la UE. 
E’ soprattutto questo il fallimento di Obama ed Hillary. Lo shale gas potrebbe quindi rimanere fuori gioco ancora per un certo periodo ed anche qualora l’Ucraina “democratica” bloccasse i tubi Gazprom che passano sul proprio territorio la permanenza in mani russe del porto siriano, assieme alla permanenza in mani russe della Crimea, assicurerebbe la possibilità di fornitura via nave di gas naturale liquefatto. 

Insomma Putin sta vincendo ol primo round della transizione post petrolifera e Wall Street, fedele ai principi di Sung Tzu (se il nemico è più forte alleati) cerca di prepararsi allo scenario di disgelo con la Russia e tensione finanziaria con la Cina.




 Estote parati.




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