mercoledì 16 novembre 2016

Gufatina di metà novembre ...







La posizione espressa da Renzi con riferimento alla richiesta europea di modifica del budget pluriennale comunitario è strumentale e poco sostenibile. E’ richiesta l’unanimità e l’Italia ha annunciato il proprio veto. Ma nessuno si è scomposto. Il problema infatti è che non è credibile Renzuschino quando la propone in un set televisivo sbandierato nazionalisticamente. In Europa non ci crede nessuno ed in proposito il Je m’anfou di Junker è assai significativo. Essa risponde infatti a due esigenze solo tattiche: rafforza la posizione Padoan sullo sforamento dei parametri e permette una comunicazione propagandistica in vista del Referendum Costituzionale. La Presidenza di turno si è già espressa dicendo, ironicamente, che l’Italia ha solo bisogno di un po’ di tempo per dare il consenso. E’ chiaro che allude al referendum sottintendendo che già dal 5 Dicembre il consenso potrebbe arrivare.



Padoan vuole lo scorporo dal Patto di Stabilità delle spese terremotiche includendo in esse anche un piano per l’edilizia scolastica antisismica. A ciò si aggiunge la propaganda sui costi della immigrazione mediterranea. Quest’ultimo argomento essendo molto sensibile per l’elettorato Grillo-leghista ovvero il tipo di voti di cui Renzi ha bisogno per vincere il Referendum. Ma il contenzioso vero, quello sulle cifre, potrebbe concludersi con un rinvio alle prime verifiche 2017. In proposito la lettera di Moscovici potrebbe calmierare la sceneggiata già dalle prossime ore.

Il ricorso allo sbandieramento nazionalistico è anche di cattivo gusto in un momento in cui l’Italia decide alla chetichella di rinviare il referendum regionale sull’autonomia dei veneti. E’ possibile quindi che questo tipo di comunicazione si riveli un boomerang.





Anche il processo Brexit impostato da Teresa May ha ricevuto uno stop imprevisto dopo la sentenza che ha dato ragione ad una avvocata che ha chiesto il rispetto della procedura costituzionale fondata sulla sovranità parlamentare. In pratica per poter disdire con la UE occorre prima un voto del Parlamento.

Sembra ovvio, ma evidentemente i politici cresciuti all’insegna del “io gioco per vincere” scambiano le proprie cariche politiche per luoghi virtuali di potere personalizzato. Sottovalutano la democrazia in nome della velocità decisionale. Sono vittime della cultura finanziaria secondo la quale si vive di dichiarazioni e assicurazioni verbali. In pratica un mondo in cui le balle sono più produttive dei procedimenti formali.

E quando la democrazia si fa sentire e fa rispettare le regole, ebbene allora si sbatte la faccia sul muro.



____________________


A volte vale consolarsi con Matteo 24:2

" Ma Egli rispose loro: le vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: non sarà lasciata qui pietra sopra pietra che non sarà diroccata




Nessun commento:

Posta un commento

DSP alle europee

  Alla fine della campagna di raccolta sono state consegnate 60mila firme. Non bastano ma sono state un’ottima occasione per parlare con la ...