mercoledì 31 maggio 2017

Gufatina vaccinite










Su FQ di Domenica 28 Maggio, Laura Margottini fa il punto sulla campagna vaccinite. Il pezzo è di mezza pagina ed è preceduto da un pezzo sull’omeopatia, scritto da un’altra collega, nel quale il quotidiano mostra di essere nettamente schierato con la medicina ufficiale. 

L’articolo Margottini ha il pregio di offrire un approccio disincantato e scevro dagli impulsi propagandistici della comunicazione mainstream. E offre una lettura piacevole a chi, come me, crede che il vaccino sia un gran passo avanti nella prevenzione, ma rifiuta gli approcci di regime perché troppo servili nei confronti del marketing Bigpharma.
L’articolo mi stimola le considerazioni che appunto qui di seguito.

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Il Governo intende introdurre di soppiatto un regime di obbligo vaccinale per decreto. La cosa è stata ufficializzata in CdM e costituisce l’approdo di un lavoro preparatorio portato avanti almeno da due anni a questa parte dal Governo Renzi. Nel 2015 infatti è stato presentato il Piano nazionale vaccini che punta ad estendere la copertura di massa con la scusa di ridurre i rischi. (Il Piano è uscito poi quest’anno col nome di PNdV 2017-2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 Febbraio u.s.). Si tratta di un piano che enuncia obiettivi altisonanti e condivisibili ma poi adotta un calendario vaccinale redatto quasi totalmente dalle società scientifiche, proprio quelle che sono espressione diretta dell’industria. Qui l’articolo non lo dice ma occorrerebbe ricordare che il calendario è il punto più delicato del marketing farmaceutico, soprattutto vaccinale, perché connesso con la gestione delle scorte e le giacenze di magazzino, le quali sono voce fondamentale per i bilanci aziendali.
L’obbligo decretizio confligge con il principio costituzionale espresso dall’art. 32 della Costituzione Italiana laddove recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.  La “disposizione di legge” però non è una qualsiasi perché, come precisa il testo successivo, “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Ed è su questo punto che, fermo restando il principio di non obbligatorietà, poggiano le obiezioni. Il rispetto della persona presuppone infatti la non esposizione a rischi. Rischi che sono riconosciuti esistenti, sia pur in misura considerata accettabile in termini di analisi costi/benefici, dalla stessa OMS e dalla FDA (authority statunitense).
L’aggiramento di tale vincolo richiede un strategia complessa. Bisogna ricollocare il tema fuori dall’ambito  del diritto individuale affrontandolo ad esempio in termini di legiferazione in tema di esercizio della patria potestà. Il soggetto interessato alla vaccinazione in quanto minore non può esprimere o negare consenso al trattamento, ma lo può fare colui che ne ha la patria potestà, ebbene facciamone rispondere non i termini di rispetto della persona ma verso la comunità in cui e collocato il minore stesso. In tal caso entra in gioco il concetto di sicurezza collettiva, non più individuale.


I vaccini obbligatori passerebbero da quattro a dodici. Diventeremmo primi in Europa, dove in tema di vaccini prevale la strategia della raccomandazione e non della obbligatorietà, e questo primato ci renderebbe interlocutori privilegiati con Bigpharma. Più vaccini e più pistole. Un asse relazionale imbattibile. Bravo Renzuschino!

 L’operazione viene condotta soprattutto in termini di comunicazione. Il Piano lo prevede esplicitamente tra i suoi obiettivi. 

Si enfatizza il rischio fake news per scoraggiare la narrativa antivaccinista presente sul web. Il vecchio framework giornalistico-televisivo, quello fondato sull’idea che la scienza sia infallibile e oggettiva, infatti fa acqua da tutte le parti perché oggi le informazioni oscurate possono circolare liberamente sul web. Si costruisce perciò un messaggio mainstream secondo il quale sarebbe in atto una campagna antivaccinazioni mentre ad essere in atto e l’esatto contrario: una campagna per aumentare la copertura vaccinale, ovvero, in termini di marketing industriale, aumentare le forniture e ridurre le scorte.



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Il colera passa, i Gava restano. È dunque vero che se ne vanno sempre i migliori.”

[Enzo Biagi]




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