Riflettendo
sul sessantotto, del quale incombe il cinquantesimo, mi appunto ricordi glocal.
Cinquant’anni
fa in una Londra ancora in auge dopo gli anni swinging il governo laburista
andava giù pesante sulle tasse per sostenere un welfare notevole e i Beatles
nell’estate precedente, avevano anche considerato l’idea di comprare un’isola
nel mediterraneo greco per stabilirvisi. A tal proposito ci furono anche incontri
preliminari col governo golpista greco, che però non diedero frutti. Ma erano
stati soprattutto due nuovi eventi a cambiare la prospettiva: la morte di Brian
Epstein e la conoscenza del Maharishi Yogj. La storia è nota e quindi non la
riprendo. Fatto sta però che Intorno all’8 Dicembre del 1967 i Beatles erano
impegnati ad aprire l’Apple Shop al 94 di Baker Street. A tale determinazione
erano arrivati non senza difficoltà interne.
Con la partecipazione al film How I won the war, di Richard Lester, John
Lennon aveva maturato la sua consapevolezza pacifista. Antimilitarista. Pensava
al Viet Nam: “se ci sarà un’altra guerra
io non andrò a combattere; e se chiederanno di farlo ad altri più giovani mi
muoverò per convincerli a non farlo”. È un momento di cambiamento con l’abbandono
delle tournée e degli spettacoli dal vivo.
È il periodo dei Beatles coi baffi e
il nuovo look colorato. Le registrazioni di Abbey Road produrranno Sergent
Pepper Lonely Hearts Club Band che costituisce una forte innovazione nella Pop
Music. Ma l’evento più significativo del 1967 sul piano globale è dato dall’evento
All You Need is Love con la prima diretta
televisiva mondiale via satellite.
E’ un
messaggio pacifista a ridosso della guerra dei sei giorni tra arabi e
israeliani ma è anche un evento prodromico alla globalizzazione. Il fatto che
questo potente evento comunicativo sia associato ai Beatles indica che l’establishment,
fagocitato il fenomeno rock, ora punta al controllo dei comportamenti
giovanili. Si varano i piani di diffusione del LSD e il generale anericano
Westmoreland definisce il piano C.A.O.S. John Lennon forse ha una
consapevolezza istintiva di quanto sta accadendo e reagisce radicalizzandosi.
In
realtà poi continuarono a scrivere grandi canzoni per i due anni successivi,
soprattutto Paul McCartney che rivelò a mondo il suo grande talento; mentre
John Lennon avrebbe cavalcato una avventura controculturale e politicamente
rivoluzionaria tale da farne, nonostante qualche capricciosa contraddizione, un
vero leader globale della contestazione giovanile.
In quell’ 8 dicembre 1967 pertanto la loro epopea
si affacciava all’anno magico della generazione boomers: il sessantotto.
Il gruppo musicale che era simbolo della generazione nata nell’immediato
dopoguerra metteva in cantiere una società di capitali che investisse in
progetti innovativi concepiti dalla nuova generazione. E metteva così in gioco
buona parte dell’immenso patrimonio che i quattro avevano accumulato, nel
quinquennio precedente, soprattutto grazie ai diritti discografici. Tutti
dischi comprati dai giovani di quella stessa generazione. Una specie di crowdfunding
ante litteram.
***
I
valdagnesi, almeno quelli nati prima del ’49 avevano avuto la possibilità di
vedere quella Londra, soprattutto scorci della parte est, nel film Blow Up di
Antonioni. Di esso, che era stato proiettato più volte al Teatro Rivoli, se ne
parlava perché era stato appena sequestrato (il 14 Ottobre ‘67 per la
precisione) con la motivazione di contenere “invereconde nudità femminili” e
molti di noi, entrati dichiarando falsa età, ricordano ancora i seni di Vanessa
Redgrave e Jane Birkin (forse anche di Sarah Miles ma non ne sono certo) nelle
scene di nudità all’interno dello studio fotografico, scene che poi vennero tagliate.
Ma
nonostante queste trasgressività la città
della lana era piuttosto cupa per la situazione degli stabilimenti
Marzotto, ove incombevano licenziamenti…
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