lunedì 9 marzo 2015




Il Fatto Quotidiano a due anni dall’insediamento di Jorge Bergoglio in Vaticano ci propone oggi un primo bilancio Biennale.

Affida al primo violino Marco Politi Il pezzo grosso dell’analisi e ci ricorda che il viaggio del papa in Asia costituisce l’evento celebrativo con più fedeli nella storia. Ci ricorda altresì che i credenti cristiani nel mondo sono 1,2 Miliardi e che i cattolici nel mondo stanno aumentando raggiungendo ormai l 17,2 % della popolazione.
I punti di riforma più efficaci, oltre l’immagine, che Politi ci ricorda sono la collegialità, la politica estera, la banca vaticana, i divorziati, i gay e il ruolo delle donne.

Collegialità: creazione del Consiglio Cardinalizio. In esso Oscar Rodriguez Maradiaga riunisce otto porporati, uno per continente, col segretario di Stato e monitora l mondo per consigliare il papa.

Politica estera: impedita l’invasione della Siria, indicata una via di pace a Israele e Paestina, Francesco ha denunciato il traffico d’armi dietro i conflitti in atto. Con Obama sta lavorando contro le moderne schiavitù (sesso, migranti, schiavi operai) puntando ad un impegno ONU. Nonostante però la vasta eco, ben oltre il mondo cattolico, dei suoi interventi contro corruzione, liberismo, mercato e mafie le leadership mondiali non hanno ancora manifestato intenzione di elaborare un nuovo modello ispirato al concetto di “bene comune”.


Divorziati e gay: al Sinodo 2014 la resistenza conservatrice interna ha impedito l’ufficializzazione del cambiamento da lui evocata, ma il messaggio è passato e il mondo cristiano avverte il solco con il passato. Gli episcopati mondiali però non si sono ancora messi in moto per aprire alle donne nei luoghi decisionali della Chiesa.


Un vescovo domenicano è stato degradato allo stato laicale perché pedofilo, lo IOR ha un presidente che ha già chiuso conti correnti sporchi, avviato azioni antiriciclaggio e dato trasparenze, ma Francesco, dice Politi, seppur applaudito è ancora un papa solo in una lotta contro il tempo.

Un papa che l’anno prossimo compirà ottant’anni e che un giorno si dimetterà consolidando definitivamente la riforma del papato a termine.



 
 
 
 

 

Io, nel mio piccolo, sono d’accordo con questa analisi e condivido il sentimento di speranza che essa suscita. Ma penso anche che quanto qui ricordato sia solo il lato essoterico dell’operato berglogliano. Penso infatti che siano altri lati da illuminare.

Il dialogo interreligioso non è ripreso, anzi è retrocesso, e il tema del fondamentalismo scotta nel silenzio totale degli analisti. Una sconfitta dell’ISIS oggi è proponibile solo nei suoi termini militari. Qual è il messaggio berglogliano ai curdi, agli arabi e ai musulmani dell’oriente estremo? Perché dopo il salvataggio di Assad la Siria ufficiale, quella riconosciuta dalle Nazioni Unite, è piombata nel silenzio assoluto? Quali sono il veri termini del dialogo con Obama? E quali sono i rapporti con Putin il quale si proclama in ogni sede ufficiale paladino dei valori e le radici cristiane d’Europa?

Dagli anni della crisi l’occidente sta vivendo una straordinaria iperbole massonica dietro alla quale si agita lo spettro di una nuova visione etica della stessa vita umana nei suoi fondamenti biologici; ebbene: quale sarà il DNA di Dio nel terzo millennio? Chi sa tace, chi tace acconsente… In questi articoli del Fatto Quotidiano si ritratteggia l’immagine ormai in via di definitivo consolidamento, che fa di Pope Francis un “Papa-prete capace di parlare anche agli atei come nessuno prima di lui.” Ma non solo gli atei, bensì chiunque guardi lontano oggi, ha bisogno di risposte a domande come queste.

 

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