mercoledì 11 marzo 2015




Nell’articolo che chiude il secondo numero di LiMes (“Moneta e Impero”) troviamo interessanti quanto insolite considerazioni su Putin e il suo modo di vedere l’occidente. L’autore, tale ARMEN OGANESJAN,  dirige una rivista e opera come consulente del ministero affari esteri della Federazione Russa.

Egli ci ricorda che: “Paradossalmente, oggi la Russia sembra il più europeo di tutti i paesi, se giudicato con i parametri della eredità di cultura e civiltà europee” … Putin non ha mai rivendicato un sistema valoriale di sua creazione. Egli ricorda solo che la nostra civiltà affonda le radici nella cristianità.” Inoltre nel Putin pensiero lo stesso uso diffuso del termine Europa non risale che al XVII secolo, mentre nei secoli precedenti tale area geografica veniva indicata come “mondo cristiano”.


In Europa, come nel mondo occidentale in genere, sta andando in auge un pensiero che, in nome dei diritti delle minoranze, si stacca sempre più dalla narrazione tradizionale e ne nega i principi morali. Un ordine di valori nel quale – osserva sempre Oganesjan - le relazioni omosessuali, la fede in Dio e fede in Satana vengono equiparate. Nel pensiero di Putin tutto ciò spianerà la strada alla degradazione e al primitivismo per poi sfociare in una “profonda crisi demografica e morale”.


Per coloro che percepiscono questa situazione come rischio escatologico è proprio Putin a costituire una valida alternativa all’incauto distacco europeo dai valori cristiani.




Mi chiedo se ciò non possa costituire una sponda d’approccio per un chiesa in cerca di rilancio e trovo suggestive le due citazioni di Matteo (Mt 18:6 e Mt 11:15) contenute nell’articolo.


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