lunedì 16 marzo 2015

WW3: grandi manovre sul fronte sud.







La guerra in Libia rilancia il PIL perché apre alla partnership italo-egizia un quadro di opportunità legate ad armamenti, energia, trasporti e grandi opere.




La Stampa di Sabato scorso dava ampio spazio al servizio di Molinari sul convegno economico internazionale di Sharm el Sheik. La porzione di evidenza data a questo evento confrontata con lo spazio dato da Euronews, ma anche Al Jazeera e RT era decisamente superiore. Inoltre, ovviamente, il tutto era condito col solito conformistico, e ormai noioso, sostegno a Renzi.

IlSole24Ore di Domenica era molto meno sbracato, il che significa che Confindustria era meno gasata della stessa FCA (FIAT). Come mai?
Penso che gli interessi in gioco siano diversi. La FCA deve pagare la cambiale dell’Art.18 a Renzi, ma non vuole sentirsi sulle spalle il peso di dover sostenere il PIL italiano da sola e quindi enfatizza gli impegni degli altri grandi soggetti. Elkan sa che la Marcegaglia non può far molto perché l’ENI dovrà affrontare un periodo cupo e quindi punge le altre grandi aziende, Moretti in particolare.

In ogni caso a Sharm el Sheik il golpista Sisi ha presentato una immagine sicura e vincente, da capo di Stato e non più militare, di sé stesso. Ha offerto al fronte arabo filosaudita il petto dell’eroe che ha saputo fermare i Brother Muslims e ora manda il conto. 12 Miliardi di petrodollari – secondo i reportages – finanzieranno un piano di rilancio che permetterà al PIL egiziano di passare dal 2% al 7% in due anni. Con i sauditi a sostenere l’operazione ci sarebbero il Q8 e gli Emirati, mentre il Qatar da quanto capisco si tiene fuori proprio per non scaricare i Fratelli.

In questa partita si è insinuato il Renzuschino con una certa abilità, dopo aver spiazzato il proprio ministro degli esteri. Ha fatto un po’ di retorica sulla lotta al terrorismo, dimenticandosi del golpe e della dura repressione del dissenso, parlando di partnership di lungo termine.

Italia ed Egitto pertanto combatteranno insieme sullo scenario libico facendo finta di agire sotto l’egida dell’ONU. E in cambio Sisi potrà contare su qualche riserva strategica dell’ENI. Entrambi (Sisi e Renzi) sanno bene che tutto ciò non può essere nascosto più di tanto alla City dopo che Scaroni è entrato nel CdA di Rotshild e perciò fanno buon viso a cattiva sorte con una piattaforma di grandi opere come il raddoppio del canale di Suez, l’ammodernamento delle centrali elettriche di Alessandria, nuova capitale e treni ad alta velocità tra Cairo e Assuan. Chi più ne ha più ne metta. Intanto la Pinotti si frega le mani con le forniture elettroniche militari.


In realtà il convegno “Italian Business to Egipt”, nel quale l’Italia aveva candidato le proprie imprese per queste lavorazioni, era già avvenuto al Cairo il 22 – 24 Febbraio con forte ostentazione di ottimismo da parte di Licia Mattioli, presidente del Gruppo Internazionalizzazione di Confindustria. Quindici giorni di scena, un po’ di bombardamenti aerei e via.


Go Renzusc-Sisi, go!











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