sabato 13 agosto 2016

Referendum: per un NO sul merito. (1)











Le ragioni esterne, ovvero quelle di semplice opportunità politica, che portano al NO, come ad esempio quella di cacciare Renzi, non mancano. Ma a me non bastano.

Io sono della vecchia scuola e sto al gioco: voglio rispondere consapevolmente al quesito.

In attesa di conoscerlo tecnicamente il mio contributo di partecipazione sarà quello di leggere la proposta di REVISIONE COSTITUZIONALE confrontandola con la Costituzione vigente. Ciò mi è possibile grazie al vademecum di Gustavo Zagrebelski (con Francesco Pallante: “LORO DIRANNO, NOI DICIAMO, Laterza, giugno 2016).

Gli appunti che seguono sono le tappe di questa lettura ragionata.



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La Proposta di revisione costituzionale, secondo il procedimento previsto dall’art. 138 della Costituzione vigente, ha un titolo lungo per cui è opportuno semplificare chiamandola “ddl Renzi Boschi”. Ciò è anche formalmente corretto in quanto proposta su iniziativa del Governo e del Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti col parlamento (senza portafoglio).



Cosa prevede il procedimento

Le due camere deliberano, come per ogni altra legge, a maggioranza semplice. Segue quindi una seconda deliberazione che, qualora si concluda con una approvazione a maggioranza di Due Terzi passa alla promulgazione, mentre in caso contrario si deve aspettare di vedere se nei tre mesi successivi viene chiesto un referendum OPPOSITIVO da parte di almeno un quinto dei membri di ciascuna camera o da almeno cinque Regioni. In assenza di tale richiesta si passa alla promulgazione. In presenza di tale richiesta invece, la legge viene promulgata, ma rimane in Gazzetta Ufficiale senza entrare in vigore fino all’esito del Referendum senza quorum.

Nel caso attuale, non essendo stata raggiunta in Parlamento la maggioranza dei Due Terzi, stiamo aspettando il risultato referendario.



(Considerazione):

Si può notare che in questo impianto dell’art. 138 si concepisce il referendum come strumento nelle mani di una opposizione, a tutela dell’espressione politica di chi NON vuole le modifiche alla Costituzione.  Quando è stato scritto quindi era una clausola difensiva, contro colpi di mano di una maggioranza parlamentare. Ma poi questo strumento è stato trasformato in conseguenza della legge elettorale del 1993 che ha stabilito il passaggio da proporzionale al maggioritario. Nel regime maggioritario si produce per definizione una maggioranza parlamentare assoluta rendendo in tal modo non più necessaria la ricerca di intese con le minoranze del parlamento E ciò è quanto avvenuto.

Ciò trasforma di fatto il referendum in uno strumento CONFERMATIVO, cioè di tipo plebiscitario.



E’ una sfumatura formale, ma sono curioso di vedere se si chiederà agli elettori se sono favorevoli o contrari alla sola entrata in vigore, o se verrà usata una formulazione che alluda in qualche modo ad una espressione di consenso o dissenso sul contenuto della proposta.

In ogni caso nell’ottica plebiscitaria che caratterizza Il Renzi pensiero mi aspetto il primo caso.






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