mercoledì 24 agosto 2016

Referendum: per un NO sul merito (4)







Nel post precedente ho dato uno sguardo alla nuova, secondo il ddl Renzi Boschi, composizione del Parlamento evidenziando alcune contraddizioni. Ora vediamo le funzioni.



Nei regimi a democrazia parlamentare come il nostro senza la fiducia del Parlamento il governo cade. Nella proposta di revisione il potere di regolare il rapporto di fiducia col governo viene ricondotto alla sola Camera dei deputati. Il nuovo Senato non avrà più il potere di dare o togliere la fiducia ad un governo.



La questione del “combinato disposto”

 Quanto sopra riduce il potere di controllo del Parlamento sull’esecutivo soprattutto se combinato con la legge elettorale nota come italicum (che si caratterizza per essere ipermaggioritaria, con capilista bloccati) la quale aggiunge ancora più potere al leader del partito vincitore.



E’ questo uno dei punti, se non il principale, su cui si fondano la ragioni del NO. Con questa operazione infatti non solo si assegna maggior potere all’esecutivo a scapito degli altri due poteri (legislativo e giudiziario), ma all’interno di esso si rafforza quello personale del premier il quale potrà di fatto scegliersi e nominarsi qualcosa come duecento e passa membri della maggioranza camerale. Cioè di coloro che dovrebbero avere il potere di controllarlo. E ricordo che quello di poter scegliersi i rappresentanti dovrebbe essere invece la principale prerogativa dell’elettore.

Questa situazione non è una novità, perché rappresenta la tendenza politica in atto negli ultimi decenni, ma finora tale tendenza ha potuto essere contrastata. Qui si tratta di metterla in Costituzione ed arrivare ad un sistema che qualche costituzionalista ha cominciato a definire “premierato assoluto”.



Inoltre questo accentramento contraddice lo stesso articolo 55 dello stesso ddl Renzi Boschi laddove dice che è la Camera ad esercitare la funzione di indirizzo politico. I cambiamenti che vengono introdotti tendono invece ad esternalizzare dalla Camera il potere di indirizzo assegnandola de facto al partito. Ciò consegue al fatto che la scelta delle persone da candidare, persone che poi diventeranno deputati e in quanto tali voteranno l’indirizzo politico di cui all’art. 55, non avviene all’interno delle istituzioni, ma all’interno del partito del premier quindi di fatto non alla Camera.

La revisione costituzionale e l’Italicum sono due cose diverse ma la loro interazione esalta l’accentramento e la personalizzazione del potere. I sostenitori dicono che l’Italicum verrà cambiato ma per il momento si voterà in cogenza di legge.



Commento



Tralascio qui di raccontare che io, che sono stato comunista e dirigente della Cgil, mi sono sorbito per almeno tre decenni il ritornello che l’Unione Sovietica non poteva andar bene proprio perché il potere vero era nelle mani del partito e non delle istituzioni, perché non c’era libertà e tutti votavano sempre ciò che voleva il leader ecc. ecc. difronte a queste proposte di revisione della Costituzione mi sento bollire gli organi interni, e faccio le seguenti considerazioni.



Qualcuno potrà dire che questo accentramento in fin dei conti è inevitabile perché se si dà il mandato ad uno di comandarci per un certo periodo, bisogna anche dargli tutto il potere per farlo. Ebbene il problema è proprio quello che poneva Montesquieu: possiamo anche rischiare di darglielo, ma solo se controbilanciato. Il cittadino deve essere protetto dall’abuso. E ciò è possibile solo se in Costituzione sono inseriti dei dispositivi attivabili a tale scopo. Ora ciò che fa il ddl Renzi Boschi è esattamente il contrario: smonta le garanzie inserite nel 1947. Allora, haimè, era chiaro a tutti quali fossero le catastrofi a cui si va in contro lasciando incontrollate le personalizzazioni del potere. Ma oggi no. E siamo in pericolo…

Quando il potere viene concentrato sull’esecutivo e personalizzato, non tardano a formarsi i personaggi alla Mussolini, Hitler, Stalin e se volgiamo Putin ed Erdogan i quali beneficiavano e beneficiano esattamente di un potere non controbilanciato. E anche se i governanti e i loro cittadini sono i più buoni del mondo sono le condizioni esterne, internazionali, a determinarlo. Ce lo insegna la storia e ce lo conferma l’attualità.

In quest’ottica non vedo proprio il motivo per il quale gli italiani dovrebbero dire di si ad una proposta che ci prospetta esattamente ciò che la propaganda occidentale continua a contestare agli altri. L’accentramento e la personalizzazione del potere: Obama lo contesta ogni giorno a Putin, ad Assad, al nordcoreano Kim Jong Un, la Francia lo contestava a Geddafy, ecc. ecc.





Antica saggezza veneta:

                                        "No bisogna far fogo fora de la pegnata"

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